La conclusione più logica se non la più attesa di una storia che ha fatto tremare il mondo intero: il mostro di Cleveland si è impiccato nella sua cella di isolamento del Correctional Reception Center di Orient, in Ohio.
Vorrei cercare di essere più obiettiva e professionale possibile ma quando scrivi sulla violenza la cosa più difficile è non esprimere giudizi e non farsi coinvolgere emotivamente. E allora come si fa? Proviamo a lasciar parlare i fatti: tre ragazze, Amanda Berry (14 anni), Michelle Knight (16 anni) e Gina DeJesus (20 anni) rapite, violentate e seviziate per dieci lunghi anni all’interno di una vera e propria casa delle torture opportunamente allestita dall’ex autista di scuola bus di Cleveland. Per una delle ragazze 5 aborti, a un’altra é spettato dare alla luce la figlia del suo aguzzino…
Mostro di Cleveland: le parole di speranza di Michelle
I dettagli li evito, credo li conosciate fin troppo bene. Preferisco dare onore alle parole delle ragazze: «Ho fatto un viaggio di andata e ritorno all’inferno – aveva detto Michelle – ma sono abbastanza forte per camminare con il sorriso sulle labbra e i piedi ben piantati per terra». E ancora Jaycee Dugart, vittima di una tragedia simile, sequestrata quando aveva 11 anni e liberata 18 anni dopo, dichiara: «Lo spirito umano è incredibilmente resistente. Tutto ciò conferma che non dovremmo mai perdere la speranza».
Ecco vorrei chiudere con questa voce di fiducia, sono convinta che possa essere d’aiuto a tante donne per trovare la forza di credere in sé stesse e soprattutto di denunciare ogni forma di umiliazione, fisica e psicologica che subite. Non é nel giusto chi uccide ogni giorno a poco a poco e non sono nel giusto le donne che lo accettano. Le donne meritano solo il meglio per loro stesse e nessuno può annientare la vita che é in loro. Nessuno e per nessun motivo!